Anche le colf, al pari di tutti gli altri lavoratori, hanno il diritto di dimettersi dal posto di lavoro quando lo vogliano, ma allo stesso tempo hanno anche il dovere di avvertire il datore di lavoro con congruo anticipo.
Il collaboratore domestico, quindi, non è esentato dal rispetto di tali norme e, pertanto, egli può essere sanzionato nelle modalità che vedremo, nel caso in cui non rispetti le previsioni fissate dalle leggi e contenute nella contrattazione collettiva.
Le dimissioni vanno comunicate al datore di lavoro nei tempi previsti, ma il collaboratore domestico o la collaboratrice domestica non è soggetto a tale obbligo di preavviso nei casi di giusta causa, ovvero quando le dimissioni sono rese per un atto o un’omissione del datore di lavorto, tale da non consentire la prosecuzione anche solo per un ulteriore breve periodo della collaborazione.
Tali situazioni si hanno, per esempio, quando il datore di lavoro non versa lo stipendio e/o i contributi previdenziali per un periodo prolungato, quando commette atti di mobbing, ovvero molestie, atteggiamenti persecutori, violenze, offese o ingiurie nei confronti del lavoratore. In questi casi, non solo la colf non è tenuta a corrispondere alcuna indennità di mancato preavviso al datore di lavoro, ma al contrario potrà chiederne il versamento.
Il preavviso non è dovuto nemmeno se la colf è in prova, se il contratto è scaduto, in quanto a tempo determinato o nei casi di risoluzione consensuale del rapporto di collaborazione.
In tutti gli altri casi, però, il mancato rispetto del preavviso comporta per la colf il rischio che il datore di lavoro le chieda il versamento dell’indennità relativa ai giorni o ore non lavorate, ma che rientrerebbero nel preavviso.
I termini per il preavviso, nel caso delle dimissioni di una colf, sono i seguenti: se la collaborazione consiste in 25 ore settimanali o più e la colf ha maturato da 0 a 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro, i giorni di calendario sono 7; se vanta un’anziantità di servizio superiore ai 5 anni, i giorni di calendario da rispettare sono 15.
Se, invece, la collaborazione consiste in un numero di ore a settimana fino alle 25, la colf dovrà rispettare un preavviso minimo di 8 giorni, se vanta un numero di anni di anzianità di servizio fino a 2; di 15 giorni, se lavora presso lo stesso datore da oltre 2 anni.
Le parti potrebbero fissare le modalità con cui procedere alla comunicazione delle dimissioni, che si consiglia, in ogni caso, in forma scritta, anche breve, tramite una lettera da consegnare a mano al proprio datore o da inviare tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Quale che sia la scelta, la lettera va firmata dal datore di lavoro e deve indicare la data delle dimissioni e il giorno a decorrere dal quale non ci si presenterà più presso il domicilio per la consuete collaborazione domestica.
Per evitare la pratica delle cosiddette dimissioni in bianco, la legge Fornero ha previsto che le dimissioni debbano essere convalidate dal Centro per l’Impiego del luogo in cui si esercita la collaborazione, oppure con dichiarazione in calce alla ricevuta di trasmissione all’Inps della comunicazione di cessazione della collaborazione. Risulta essere fatto obbligo al datore di lavoro di accertarsi che sia stata presentata la convalida, altrimenti le dimissioni restano inefficaci, sospese.
Nel caso di lettera di dimissioni senza preavviso, è necessario impostare una lettera dai toni quanto più formali e educati possibili, al fine di non indispettire ulteriormente il datore di lavoro, anche qualora si ritenga che sia stato un suo atto o una sua omissione ad avere provocato la rottura del rapporto di collaborazione.
Va detto, infatti, che il lavoro della colf è strettamente connesso alla sua personalità, dato che si tratta di fare entrare presso la propria abitazione una sconosciuta e di affidarle la cura della casa o di un proprio caro. Nel caso in cui fosse messa in dubbio la sua credibilità, viene meno alla base la possibilità che trovi una nuova occupazione altrove, anche perché potrebbe essere sempre richiesta una lettera di referenze del precedente datore di lavoro. Per questo, è necessario seguire le procedure formali per presentare le proprie dimissioni ed evitare di accentuare eventuali dissidi con il capo.