Aumento delle pensioni minime: a quanto ammonta e cosa potrebbe cambiare

Aumento delle pensioni minime: a quanto ammonta e cosa potrebbe cambiare

Nella recente legge di Bilancio, il governo Meloni ha previsto un piccolo aumento per le pensioni minime, con un incremento di soli 3 euro al mese. Questa cifra ha rapidamente suscitato reazioni, sia tra le opposizioni che all’interno della stessa maggioranza. Forza Italia, ad esempio, spinge per interventi più consistenti, mentre la Lega propone strategie alternative per tutelare i pensionati. Ma la vera questione che emerge è: ci sono le coperture economiche per sostenere altri aumenti?

Aumento delle pensioni minime: proposte e critiche

La questione delle pensioni minime ha acceso il dibattito politico, alimentando un confronto acceso tra le forze di maggioranza. L’esecutivo Meloni, nella proposta iniziale, ha cercato di mantenere gli importi delle pensioni minime sopra la soglia dei 600 euro, evitando così che scendessero.

Per farlo, ha introdotto un leggero incremento del 2,2%, ma in termini pratici questo si traduce in un aumento di soli 3 euro al mese. Una cifra così ridotta è stata duramente criticata, ritenuta insufficiente per contrastare l’aumento del costo della vita e l’inflazione.

Forza Italia ha richiesto un passo ulteriore, proponendo di portare l’assegno mensile a 620 euro. Nonostante questo aumento sia simbolico, rappresenterebbe comunque un segnale concreto di attenzione verso chi vive con il minimo indispensabile. Secondo il partito azzurro, è essenziale un incremento più significativo per garantire una qualità della vita più dignitosa ai pensionati più vulnerabili, utilizzando eventuali risorse aggiuntive per finanziare questa operazione.

Di diverso parere è la Lega, che pur sostenendo la necessità di migliorare le pensioni minime, suggerisce interventi di più ampio respiro. La proposta della Lega è quella di puntare sulla previdenza complementare, soprattutto per le nuove generazioni, cercando di assicurare un futuro più stabile per chi, a causa di lavori discontinui e retribuzioni basse, rischia di trovarsi con pensioni molto limitate.

La copertura finanziaria e le proposte per il futuro

Uno dei nodi centrali è quello delle coperture finanziarie. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato che le risorse disponibili nella Manovra 2025 sono estremamente limitate, con soli 120 milioni di euro a disposizione per eventuali modifiche. Il possibile ampliamento dei fondi dipenderà in gran parte da ciò che arriva dalla misura del concordato fiscale biennale.

Se l’entrata supererà le aspettative, alcuni partiti della maggioranza, tra cui Forza Italia, sperano di poter destinare una parte delle risorse all’aumento delle pensioni minime. Ma le richieste sono numerose: da un lato Forza Italia preme per incrementare anche il taglio dell’Irpef, mentre la Lega punta ad estendere la flat tax.

Parallelamente, la Lega spinge per la costruzione di un “secondo pilastro” pensionistico, con l’obiettivo di unire la previdenza pubblica e quella integrativa per sostenere i lavoratori nati dopo il 1996. La proposta mira a rendere più semplice accedere alla pensione anticipata ad un’età di 64 anni per coloro che possono contare su almeno 20 anni di contributi, includendo la rendita della pensione integrativa nel calcolo dell’importo minimo.

Il meccanismo potrebbe prevedere condizioni agevolate per le donne con figli, offrendo così una maggiore flessibilità, ma non placa comunque le critiche sull’esiguo aumento delle pensioni minime.